“A miei tempi l’onestà era un dna che andava preservato accuratamente, oggi è un optional fastidioso. Il pensiero di Berlinguer è attualissimo e l’unico erede della questione morale è il Movimento 5 Stelle”. E Renzi? “E’ il nulla e sul niente c’è poco da dire”. Mentre Vendola? “Sull’Ilva di Taranto ha fatto uno scivolone terribile e avrebbe dovuto trarne immediatamente le conseguenze, non si ride con i padroni che hanno inquinato una città e prodotto morti su morti”. A parlare né Grillo né altro attivista pentastellato ma l’avvocato Giuseppe Zupo, 73 anni, responsabile nazionale giustizia del Pci ai tempi di Berlinguer e del caso Moro.
Avvocato, Lei è stato dirigente ai tempi del Partito comunista di Berlinguer. Alla luce di questa esperienza come valuta i recenti casi - per l’ultimo l’Expo - di corruzione nella politica italiana?
Allora la corruzione non aveva il peso devastante che ha assunto negli anni successivi, il maggior problema da fronteggiare per noi era quel terrorismo che generava danni e apprensione. Serpeggiava grande tensione per la risposta dei partiti alle richieste sociali: il terrorismo trovava terreno fertile tra l’insoddisfazione dei giovani e delle masse popolari. E quindi il Pci di Berlinguer si è preoccupato di riguadagnare la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato, da qui la questione morale e l’intransigenza sull’onestà delle Istituzioni.
Il Berlinguer della questione morale lo considera ancora attuale o superato?
E’ attualissimo. La questione morale non era ascrivibile solamente al “non rubare”, era la concezione che lo Stato e le istituzioni democratiche fossero un bene pubblico e quindi da preservare con attenzione essendo di proprietà di una comunità, frutto di sforzi di generazioni che nel passato hanno costruito le fondamenta per quelle future.

Tra le forze politiche organizzate di oggi, vede qualcosa che abbia preso il testimone di Berlinguer sulla questione morale?
Lo so, farò inorridire i miei compagni di una volta. Sono comunista semel semper berlingueriano e dopo il Pci non mi sono iscritto a nessun partito perché nessuno ha portato più avanti quei valori. Ora vedo nel M5S l’unico possibile erede. Ho votato il movimento alle ultime elezioni nazionali e – pur non essendo un uomo ricco – l’ho finanziato. Sono andato al comizio di San Giovanni a Roma, prima del voto, e sono rimasto colpito dall’enorme partecipazione e dalla composizione della piazza: cittadini, lavoratori, giovani. La rappresentanza come servizio nelle istituzioni, a termine, per poi ritornare al proprio status di prima. Senza fortune politiche come avviene per gli altri partiti. I parlamentari 5 stelle sono persone normalissime: casalinghe, ingegneri, impiegati, gente dalla porta accanto, non arruffoni di soldi e poltrone. Per questo sono del M5S e tornerò a votarlo. Dall’altra parte abbiamo quel Pd che, tra l’incostituzionale Porcellum e la nuova legge elettorale, ha abrogato le preferenze togliendo alle persone il diritto di poter selezionare la propria classe dirigente. Il nominare loro i parlamentari è solo l’ennesimo atto di autoreferenzialità di una politica ormai lontana dai cittadini.
Qualcuno le potrebbe fare l’obiezione che nella sinistra ci sono ancora personaggi come Renzi, Civati, Vendola… Lei come risponderebbe?

Mi scusi, una curiosità. Negli anni ’90 prima del M5S cosa votava?
Per i Comunisti italiani. Non ho mai votato né il Pds né il Pd. Poi ho smesso di sostenere anche il Pdci perché oltre a testimonianze simpatiche e colorate ci vuole ben altro.
E così l’infatuazione per il M5S…
Al M5S sono stati tesi dei trabocchetti e sorprese, come da Bersani, e i neoparlamentari hanno commesso degli errori per inesperienza e ingenuità, invece il movimento va sostenuto e fatto crescere. Il Pd ha disperso un immenso patrimonio, quello del Pci. Come diceva Natta, non hanno tenuto conto che eravamo il punto di arrivo di una particolarità storica, significativa ed apprezzata a livello internazionale: un partito socialdemocratico, sul modello scandinavo, che aveva con sé la classe operaia. E penso che tutto ciò non deve essere per forza perduto, il M5S è un’occasione. In Europa il malcontento si sta riversando verso partiti reazionari, fascisti o addirittura neonazisti mente qui da noi prende le sembianze del M5S che è invece antifascista, democratico e progressista. Basta osservare come Grillo ha replicato al corteggiamento di Marine Le Pen. Questa specificità del M5S andava compresa e sostenuta e non osteggiata come fatto dal Pd. Anche le istituzioni che continuano ad accusare il movimento di populismo sbagliano in maniera grossolana.
(15 maggio 2014)
fonte: http://temi.repubblica.it/micromega-online/questione-morale-l%E2%80%99ex-responsabile-giustizia-del-pci-%E2%80%9Cil-m5s-e-l%E2%80%99erede-di-berlinguer%E2%80%9D/
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