Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.
(Bertolt Brecht)

giovedì 16 agosto 2018

Semplicemente vero...



Usa, "Odio il cellulare di mia madre": 

il tema di un bimbo di 7 anni diventa un caso

Un'insegnante statunitense ha deciso di condividere su Facebook il tema di un suo alunno di 7 anni. 
Il motivo? 
Il bimbo scrive che l'invenzione che detesta maggiormente è lo smartphone perché i suoi genitori "sono sempre al cellulare".
 La traccia del componimento era "Descrivete un'invenzione che non vi piace" e la maestra è stata sorpresa dalle risposte dei suoi alunni: 4 bimbi su 21 hanno infatti indicato il telefono cellulare come l'invenzione maggiormente detestabile. 

"Ascoltate i vostri bimbi e lasciate i cellulari", ha scritto su Facebook la maestra

fonte )

Il sorpasso



1962
Regia: Dino Risi
cast:
Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Claudio Gora, Luciana Angiolillo, Linda Sini
 

martedì 14 agosto 2018



lunedì 13 agosto 2018

Il Social-Aforismo... l'ideologia dei nostri tempi


Vorrei tornare a votare a sinistra più di quanto mi sarei mai aspettato, ma non la trovo.

Dicono che ormai le ideologie non esistano più… è questo il falso su cui tutti dovremmo riflettere.

Le differenti ideologie esistono e sono sempre attuali;
determinano il differente modo di approciare problemi.

Ognuno di noi dovrebbe compiere scelte in relazione a quello in cui crede o meglio ancora, abituarsi a ragionare e relazionarsi con il mondo che lo circonda avendo dei propri riferimenti.

Ahh scusate... ci sono Facebook e Twitter con il loro patrimonio inesauribile di aforismi ...

A questo punto per essere contemporaneo e incoerente, chiudo il post con un bellissimo aforisma...




La conoscenza è un dono inestimabile. 
Ma l’illusione della conoscenza può essere più pericolosa dell’ignoranza.

giovedì 9 agosto 2018

9 agosto 1945, la bomba atomica su Nagasaki

Foto di Joe O’Donnell



Uno scatto che vale più di mille parole. Una fotografia che racconta in un silenzio assordante, come solo una fotografia può fare, la tragicità della guerra, descritta negli occhi spenti di un ragazzino orfano di dieci anni.

fonte )

mercoledì 8 agosto 2018

E io pago


martedì 7 agosto 2018

Rino Gaetano, un mito in autostop e la sua tragica fine


La leggenda breve del cantautore calabrese scoperto da Lucio Dalla, che lo caricò sulla sua Porsche. Fino alla sua morte nel 1981 in un incidente stradale come il suo idolo Fred Buscaglione

Rino Gaetano 
Rino Gaetano
A ripensarci, non c’è niente di più tristemente profetico di una canzone intitolata «Mio fratello è figlio unico» e scritta da un ragazzo che di lì a qualche anno rimarrà vittima di un incidente stradale. In realtà, è stato detto tante volte che il presagio più inquietante, nei testi di Rino Gaetano, è consegnato a «La ballata di Renzo», che racconta l’odissea di un giovane in fin di vita respinto da più ospedali romani: «La strada molto lunga / s’andò al San Camillo / e lì non lo vollero per l’orario./ La strada tutta scura / s’andò al San Giovanni / e lì non lo accettarono per lo sciopero...».
La tragedia
Canzone del 1971 che anticipava di dieci anni la tragedia che avrebbe vissuto lo stesso Rino, trentenne calabrese allegro, un po’ pazzoide e un po’ ribelle, dopo l’incidente avvenuto sulla Nomentana la notte del 2 giugno 1981, alle 3.55. Mentre tornava a casa sulla sua Volvo 343, Rino rimase travolto da un camion Fiat 650 che viaggiava in senso opposto all’altezza di via Carlo Fea. L’autista del camion, Antonio Torres, di anni 37, disse di aver visto l’auto sbandare paurosamente ad alta velocità e andare a sbattere contro la fiancata dell’autotreno.
Respinto dagli ospedali
Così raccontò la cronaca del «Corriere» il giorno dopo: «Soccorso dagli agenti della polizia stradale di Settebagni, il cantautore veniva portato in gravi condizioni all’ospedale». Sarebbe morto alle sei del mattino. Ma come il Renzo della canzone, anche Rino era stato respinto da diversi ospedali che non erano in grado di accogliere un uomo con il cranio sfondato. Il «Messaggero» precisò che l’ambulanza (dei Vigili del Fuoco) aveva chiesto ospitalità al Gemelli, al San Filippo Neri, al San Giovanni, al Cto della Garbatella, al San Camillo. Invano. Il Policlinico, l’ultima spiaggia, non era attrezzato per interventi di neurochirurgia, come ammise il direttore sanitario dell’ospedale. Quindici giorni dopo, Rino avrebbe dovuto sposare Amelia, la sua fidanzata di Fondi. Partì un’inchiesta, che sarebbe stata archiviata dopo dieci anni. «Come Buscaglione», titolarono i giornali. Nessuno scrisse: come Renzo.
Come Buscaglione
Salvatore Antonio Gaetano, detto Rino, nato a Crotone il 29 ottobre 1950, a dieci anni arriva a Roma, con un fratello, una sorella, un padre e una madre in cerca di lavoro. Il padre riesce a sistemarsi come portinaio in un palazzo di Monte Sacro e Rino non vuole saperne di studiare: ha in testa la musica, a vent’anni comincia a scrivere e a suonare da «autodidatta della chitarra», come si è sempre definito, con una passione particolare per il «duro di Chicago», Buscaglione, figlio a sua volta del portinaio di Piazza Cavour 3 a Torino e morto giovane anche lui, proprio in quel 1960 in cui Rino si trasferisce nella capitale, per uno schianto in auto (una Ford Thunderbird rosa) contro un camion, anche lui spirato al Policlinico, dove fu portato agonizzante dal primo autobus che passava. Tante coincidenze. Come l’incontro di Gaetano con Lucio Dalla in autostrada: il ragazzo meridionale, ancora sconosciuto, fa l’autostop verso Roma con una chitarra in mano e il cantautore già famoso lo carica sulla sua Porsche. Da lì, l’ingresso nella casa discografica It, quella di De Gregori, Cocciante e Venditti. 


 

 

lunedì 6 agosto 2018

Cult


domenica 5 agosto 2018

B&W


Capolavoro


sabato 4 agosto 2018

L’informazione e le sue astuzie



04 Agosto 2018

Due giorni di articoli sui quotidiani che riportano e evidenziano casi di mancata o inadeguata assistenza in qualche pronto soccorso italiano e la sanità entra nell’occhio del ciclone.

Due giorni analoghi di articoli che dicono che l’aereo di Stato “di Renzi” è stato ed è uno spreco oltraggioso nei confronti di tutti i cittadini italiani onesti lavoratori e tutti ci scandalizziamo.

Un furto in appartamento fatto da “zingari” e siamo tutti autisti di ruspe esperti in sgomberi forzati.

La lista con un po' di pazienza si potrebbe allungare di molto, ma non è questo il punto.

Non voglio entrare nel merito della reale gravità dei problemi che questi fatti di cronaca quotidiana portano in primo piano, ma più “banalmente” (si fa per dire) a come, secondo me, sia così facile distrarre e manipolare strumentalmente il nostro modo di vivere nella Società.

La sanità italiana è sempre stata perfetta?
La classe politica italiana è sempre stata perfetta?
Gli “zingari” sono sempre stati perfetti?

Ma se le risposte a queste domande sono facili da darsi e soprattutto le stesse da almeno 50 anni, cosa ci rende “oggi” così intolleranti e integerrimi?

Sicuramente dalla nostra parte c’è un sempre crescente e giustificato senso di saturazione e “disperazione” nel convivere in una Società che abbiamo imparato essere sempre più “lontana” dal riconoscerci i nostri “diritti basilari”.
Ma allora perché, leggendo la quasi totalità dei giornali italiani, o non da meno seguendo buona parte dei TG nazionali e locali, non si riesce mai a capire semplicemente quanto accaduto?
lo stesso fatto è metodicamente declinato in modi diametralmente diversi a seconda delle testate e  farsi un idea precisa di ciò che ci accade intorno è impresa molto faticosa.

Un uovo scagliato in faccia ad una persona, è un fatto violento e grave che deve essere perseguito. Che condanna prevede questo fatto? Hanno identificato (si) il colpevole? E’ stato giudicato? Dove e come sconterà la sua pena? Può esserci stata una motivazione razziale in questo gesto e supportata da quali prove emerse dalle indagini?

Questa è  l’informazione che dovremmo avere.

 Spostare la nostra attenzione invece, per due giorni e non di più (quasi come fosse una rigorosa prescrizione medica di durata della terapia) ,
su considerazioni quali:
  •           il gesto può essere più o meno grave a seconda della tessera del partito di appartenenza  del        “deficiente” che l’ha tirato;
  •           se l’uovo del delitto è di gallina allevata a terra o di allevamento;
  •           se lo stesso “deficiente” di cui sopra ha tirato l’uovo con la mano destra o con la sinistra;


significa portare il livello esposizione e analisi del fatto al ridicolo rendendolo cosi pronto ad essere facilmente riproposto a seconda delle convenienze e dell’obbiettivo al cui si vuole arrivare.

Per fare un esempio è come avere una costruzione di mattoncini Lego che riproducono un bellissimo mulino a vento d’altri tempi che viene smontato per poi con gli stessi pezzi costruire un carro armato panzer tedesco; non abbiamo di certo utilizzato nuovi pezzi o nuovi elementi quindi siamo nel pieno della legittimità di asserire che stiamo presentando lo stesso prodotto.

Come mai ciò che ci “inviperisce” e scandalizza oggi, domani scompare dall’immaginario collettivo e colpevolmente da quasi tutti i canali di comunicazione?

Mi trovo d’accordo con chi afferma che è la nostra colpevole disattenzione e pigrizia a renderci cosi influenzabili dai “media”;
trovare delle opinioni preconfezionate e condite il più delle volte di slogan “beceri”  ma veloci, pompati a dismisura sui Social risulta essere meno faticoso. 

Il “mi piace” o la condivisione di una “vignetta” rassicura la nostra coscienza di bravi cittadini, appaga il nostro senso civico di partecipazione facendoci credere di essere informati sui fatti.

Si è vero, noi comuni cittadini abbiamo parte della colpa e questo problema è segno, secondo me, di  un vuoto culturale importante ma in fondo colmabile.
L’aspetto intollerabile invece è quello che a un “giornale”  non sia più chiaro il compito primario di fornire un’informazione chiara e oggettiva.
Scusate... a dir loro (i media) tutti sono portatori di questo spirito alto e nobile, miopi però allo stesso tempo di vedere che scrivono contemporaneamente tutto e il contrario di tutto.

Un ladro ruba in un supermercato, è un extracomunitario, no era italiano, peggio era un extracomunitario nero, no un pensionato, ma pensionato baby o anziano con la minima sociale?

Il colore e la nazionalità o lo stato sociale fanno prendere poi, a seconda delle testate che ce lo raccontano, percorsi di narrazione molto diversi tra loro, dove scompare il fatto di cronaca per lasciare spazio alle più ardite speculazioni politiche che coinvolgono il governo, l’opposizione, le istituzioni e dove finanche il guaritore indiano (con tutto il rispetto) trova a che dire in collegamento su skype dal suo eremo ai confini del mondo proponendo la sua teoria ancestrale sull’avvenimento accaduto.
Capire semplicemente cosa è accaduto, chi sono le persone coinvolte e quali sono le loro storie, sapere se il colpevole è stato catturato, se ci sono stati feriti, se le indagini sono in corso e quando concluse avere notizie in merito, sarebbe così assurdo?

Ora, capisco che una risposta facile ad ogni domanda non è possibile sempre da darsi, che spunti e articoli di approfondimento siano necessari per capire bene i problemi, ma perché oggi non si riesce a fare più una distinzione chiara tra un fatto e un’opinione?

Qualche riga sopra ho frettolosamente accennato a un “vuoto culturale”; lungi da me volere apparire come un pomposo intellettuale che non sono nemmeno lontanamente, ma usando ragionando e guardandomi intorno una cosa semplice mi viene da dirla:

ore e ore quotidianamente spese da tutti noi con gli occhi incollati al video dei nostri telefonini e tablet, social, internet, youtube, videogiochi.... ma leggere un libro, una rivista di approfondimento su qualsivoglia argomento sia di nostro interesse e che possa realmente aiutarci a comprendere quello che ci accade intorno, che ci aiuti ad ampliare almeno un po' i nostri orizzonti, che ci porti a considerare qualcosa di diverso da quello che accade solo davanti al nostro uscio di casa, 
che ci permetta a volte forse di meglio apprezzare quanto abbiamo e non pensare solo a quello che ci piacerebbe ancora avere?


Agavoice