Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.
(Bertolt Brecht)

giovedì 9 settembre 2010

Adro, nel silenzio ha vinto la mensa leghista

di Massimo Franchi

Nel silenzio ferragostano, mentre (meno) di mezz'Italia è in vacanza, alla provincia dell'impero succedono tante cose. Grazie a Marco Imarisio del "Corriere della Sera" veniamo a scoprire com'è andata a finire una delle storie di cronaca più seguite dell'anno. Si tratta della mensa scolastica del comune bresciano di Adro e della decisione del suo sindaco di togliere il pranzo alle famiglie che non avessero saldato i debiti. Famiglie indigenti, di migranti sfruttati e sottopagati dagli stessi leghisti che governano il paese. Intervenne poi un mecenate del terzo millennio: Silvano Lancini (primo Bartali di oggi), imprenditore autodefinitosi di destra, ma incapace di non provare solidarietà rispetto a quelle famiglie. Pagò di tasca sua gli arretrati e per questo divenne il reietto della comunità padana. Le telecamere di Santoro moltiplicarono l'attenzione con lo spettacolo di un dibattito fin troppo acceso sotto la luce dei riflettori in cui le famiglie non morose difendevano il loro sindaco.

Spenti i riflettori le cose sono andate avanti e con un'abilità più democristiana che leghista il Comune è riuscito a vincere su tutta la linea. L'associazione che gestiva il servizio mensa, guidata dalla combattiva Giuseppina Paganotti (l'altro Bartali che ora ribadisce: "Io non lascio a casa nessun bimbo, lo facciano altri se vogliono") è stata fatta fuori con un golpe mentre la direttrice era in vacanza, il Comune ha preso in carico il servizio e deciso che "chi non paga, non mangia" e in più che non ci saranno più menù etnici. "La carne di maiale piace anche agli islamici, se la assaggiano", dichiara trionfante il sindaco. Peccato che proprio la loro religione vieti loro di farlo.

La vicenda e la sua triste conclusione si prestano però a qualche osservazione.

La prima: chi si è tanto stracciato le vesti per la crociata leghista ha poi fatto molto poco per aiutare chi veramente stava combattendo questa battaglia di civiltà. Presidente dell'associazione e imprenditore-mecenate (che ora dice "I fatti sono chiari, per chi vuole vederli, mi lasci fuori per favore") sono stati lasciati soli e non hanno potuto che cedere alla maggioranza leghista. Perché nessuno a sinistra è andato ad Adro a portare solidarietà, a dare un aiuto a chi combatte in trincea, sul territorio contro il leghismo dilagante? E' un vecchio vizio della sinistra quello di indignarsi anche troppo facilmente, senza scavare per cercare le vere motivazioni degli accadimenti e poi non sporcarsi le mani per risolverli. Meglio parlare meno e agire di più. Specie lontano dai riflettori.

Imarisio chiude poi l'articolo raccontandoci un episodio molto importante. Ad Adro si inaugura la nuova scuola. Mancavano 240 mila euro per gli arredi: la colletta aperta dal Comune ha raccolto molto di più. La solidarietà leghista dunque esiste. Ma funziona solo per quello che si sente proprio, non per "l'altro". Una frase del sindaco rende perfettamente l'idea: "Io non sono un educatore, a me basta proteggere la mia comunità. Il mondo è brutto, basta uscire da Adro per capirlo". Ecco, per battere la Lega l'unico modo è fare in modo che i suoi elettori escano dal piccolo mondo ottuso, che capiscano che anche fuori dalla Padania qualcosa di buono c'è. Basterebbe pure che entrassero nella casa di una a caso fra le famiglie di immigrati che non riescono a pagare la bolletta della mensa. Sarà durissima, ma aiutando persone come Silvano e Giuseppina ci si può provare.