Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.
(Bertolt Brecht)

venerdì 21 agosto 2009

Cervelli in affitto



In Italia parliamo sempre troppo spesso (purtroppo) della "fuga di cervelli", evidenziando una situazione deplorevole e assurda che costringe i nostri giovani e brillanti ricercatori ad espatriare per potere trovare le condizioni necessarie a svolgere il loro prezioso lavoro.
Esiste però, a mio avviso, un altro grave fenomeno di enorme gravità, che impatta ancor più drammaticamente sulla nostra società, e cioè i

"cervelli in affitto".

Milioni di italiani infatti, delegano la gestione delle proprie facoltà mentali a un uomo piccolo e basso che si fa chiamare premier ,anziché duce come più gli calzerebbe, che porta i rialzi nelle scarpe con la stessa disinvoltura con cui abusa di Viagra.

Più volte infatti, almeno per quel che mi riguarda, si incappa in donne e uomini che presi da una sorta di "fanatismo" non danno segno di alcuna attività neurologica quando si tratta di analizzare aspetti della loro (e nostra) vita quotidiana che vengono abusivamente e impropriamente gestiti da un piccolo uomo di nome berlusconi.

Queste persone parlano ed espongono il loro "punto di vista" utilizzando frasi fatte e slogan pronunciate, confezionate per loro dal regime; hanno probabilmente ricevuto per posta da silvio un "breviario" che possa essere consultato per districarsi (in malo modo) da ogni situazione.
Bisogna cercare di intervenire per risolvere questo problema, in quanto sicuramente questi nostri concittadini che affittano il loro cervello (peraltro senza incassare nessun canone di locazione) non si trovano in una situazione irreversibile, ma semplicemente, passano troppo tempo davanti alla tv;
impegniamoci ad aiutarli, a farli uscire di casa, a fargli vedere cosa succede nelle strade pattugliate dalle ronde, oppure facciamogli vedere la bandiera tricolore, oppure ancora portiamoli a conoscere chi ha un lavoro precario o che addirittura non ne ha o lo sta perdendo.

In conclusione credo che, a prescindere dal colore politico, vivere la realtà che ci circonda con spirito critico e di analisi possa portare del buono per tutti, anche se agire in questo modo richiede sicuramente più impegno che stare seduti davanti la tv.

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